Mi chiamo Silvia Geroldi, quasi milanese, in rete scrivo anche all’ombra e seduta sotto la luna. Raccolgo immagini, sono curiosa, diramo, domando, gioco.
Nel corso delle interviste che curo per Measachair qualcuno mi ha chiesto “E tu che sedia sei?”. Poche volte, a dirla tutta. Solitamente mi si scambia per una sedia vera, oggetto inerte, o per un confessore a cui non è dato replicare, e mi viene il dubbio che tutta questa faccenda delle sedie mi coinvolga così tanto perché è uno dei miei modi di dimostrare che invece no, anche le sedie hanno personalità e diritto di parola.
Non indicherò la sedia che sono (ne cambio molte nel corso della giornata) ma la sedia che vorrei essere. Scelgo la sedia Broadway di Gaetano Pesce. Leggera, non particolarmente comoda, pronta a saltare sulle sue molle. Ogni pezzo è un pezzo unico, creato in materia sintetica e dall’effetto magmatico, una mescolanza di tinte accese e contrastanti. Una sedia femminile e colorata, risultato di una ricerca interessante e in bilico tra artigianato industriale e pop.
È sedia ma si muove, sa fermarsi ma può darsi alla fuga in qualsiasi momento.
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