immagine da qui
Dice wiki:
A conversation pit is an architectural feature that incorporates built-in seating into a depressed section of flooring within a larger room. This area often has a table in the center as well. The seats typically face each other in a centrally focused fashion, bringing the occupants closer together than free-standing tables and chairs normally would.
E sforzatevi con l’inglese. Eddai che ce la fate.
Questa definizione, corredata dall’esempio qui sopra, per dire che il conversation pit andrebbe rivalutato. Obbliga alla vicinanza e allena la conversazione. Dietro uno schermo siamo tutti dei gran brillantoni ma quando si è coscia a coscia, faccia di tre quarti, gomito impacciato? Siamo ancora capaci di fare salotto?
Se dovessi giudicare con sincerità le mie performance occhi negli occhi, ne uscirebbe un’analisi così e così. Ma sto migliorando, giuro, e poi ormai mi butto. Questo fine settimana, per dire, metterò un gruzzoletto di pupattoli in cerchio e cercherò di incantarli leggendo loro dei libri. Insomma, mi alleno al conversation pit, ce la metto tutta.
E di scegliere? sappiamo scegliere il posto più strategico, quello che condizionerà l’esito della nostra uscita in società? Una cosa è certa, il conversation pit, da vuoto, aiuta i dubbiosi: un posto è uguale all’altro.
Di dubbi sulla sedia da scegliere parla la favola che Isabella Musacchia ha pubblicato sul suo blog Onalim (che poi è Milano scritto al contrario). E voi, sapete scegliere?
Ho sempre preverito le conversaziono vis a vis e non è vero che tu te la cavi così così…
sto certamente migliorando, tuttavia noto ancora distonia tra il “ritmo” da social e il vis a vis. non è un problema, ovviamente, ma è come scoprire una parte di me che non conoscevo. ed è divertente! in ogni caso, noi abbiamo sempre quel paio di bottiglie di rosso che ci aspettano…
Té rosso 😉