“Ciao, sono in vacanza, ti mando un paio di sedie…”

Succede sempre, gli amici mi spediscono sedie e sedute sulla pagina facebook o nei messaggi privati. Ne ho a centinaia e non ce n’è una banale: per il soggetto, per l’ambientazione, per l’essere che vi è seduto. A volte la sedia non è niente di speciale, la storia che racconta invece è molto bella. Oppure la storia può mancare del tutto, la sedia è ordinaria, ma il contesto è meraviglioso. Ci sono anche immagini bruttine, ma l’intenzione con cui mi vengono inviate ha un grande valore. Semplicemente si pensa a Measachair, che lo so benissimo non è un blog fondamentale per l’esistenza, e questo fatto ha un po’ del commovente.

Io vorrei raccontarle tutte queste storie di sedie che mi spedite, vorrei pianificare post, archiviare le immagini con sistematicità e usarle come spunto per racconti, approfondimenti, ritratti. Vorrei essere fedele quando la storia è tutta nell’immagine, userei ali fantasiose nel caso manchino elementi ma ci fosse – e l’ho detto, c’è sempre – un piccolo spunto. Macché, queste sedie regalate restano sparse un po’ qua e un po’ là e un po’ nelle buone intenzioni, poiché spesso mi capitano nel momento sbagliato, tra una telefonata di lavoro e una giratina al risotto.
Tristemente, passato il momento, si perdono. Me le ricordo quasi tutte, ma chissà dove sono.

Poi ci sono le urgenze e qui mi faccio seria.
Mi scrive C. che risiede temporaneamente in Francia: “La padrona di casa è cortesissima, un po’ stranina, forse. La casa è bella, magari arredata un po’ troppo classica. Tende e lenzuola color rosso sangue contrastano abbastanza con il resto dell’arredamento, forse, ma no, ti ripeto, lei è carina, gentile…  Ti spedisco le due sedie che ha piazzato sulle scale”

E mi manda queste:

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Ora, cari lettori, cosa devo suggerire all’amica fiduciosa? Di scappare scalza nella notte? di mettere calzari anche alla sedia inoccupata e dotata di filo antiseduta (spinato?). Se entrambe le sedie fossero dotate di scarpe non sarebbe certo un fatto logico, ma per lo meno si creerebbe un minimo di simmetria concettuale, no? oppure dovrei chiedere alla Cara Ingenua di fornirmi i contatti della gentile padrona di casa, così da poterla intervistare, approfondendo i lati oscuri di una personalità chiaramente provata? Coglierei due piccioni con una fava: intervista alla psycho killer e salvataggio di vite umane. Immagino la scena: Amica Dal Pensiero Positivo, te la tengo occupata io in skype, tu scappa, fuggi senza guardarti indietro…

L’amica sostiene di essere a un tiro di schioppo dalla sede locale delle Forze dell’Ordine. Mi assicura che urlando accorrerebbero armati senza indossare le volanti. Lei dice che dormirà tranquilla. Lei.

Io no.

2 pensieri su ““Ciao, sono in vacanza, ti mando un paio di sedie…”

  1. Le cose sono due: o la signora è un’artista oppure le due sedie sono un caro ricordo, ma rotte e lei diffida dal sedervici… certo, la tua ipotesi è altrettanto valida.
    io li scriverei dei racconti..

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