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ph. di Ella Ruth Cowperthwaite intervistata qui |
Ci sono storie di sedie che forse sono accadute davvero. Come questa, messa insieme alla veloce con una manciata di ragazzi in macchina, di sera, nella nebbia. Fratelli, colleghi, amici, sono variamente relazionati tra di loro e sono silenziosi.
… e voglio un pensiero superficiale
che renda la pelle splendida…
Io non so a cosa pensino tutti, così assorti. A cosa si pensa tra i venti e i venticinque anni? Al futuro, alla morosa, allo stipendio. Alla vita che sta piano piano cambiando. Ci si immagina il domani a breve o a lungo termine e, magari non lo si ammette, si ha una gran paura.
…senza un finale che faccia male
coi cuori sporchi e le mani lavate…
C’è qualche idealista su quella macchina immersa nella nebbia? Forse. Ci sarà anche qualcuno con un progetto chiaro, voglio sperare, qualcuno che ha in testa un obiettivo preciso. L’acquisto di una macchina seria, per dire, o l’idea di una laurea utile. Forse uno di questi ha anche in mente una vaga immagine di coppia.
…a salvarmi vieni a salvarmi
salvami, bacia il colpevole
se dice la verità, ma si…
Nessuno di questi ragazzi è triste. E’ solo concentrazione quel silenzio. Domani studieranno, lavoreranno, cambieranno città. Sapranno cosa significa fare una spesa per tutta la settimana e scrivere su un’agenda entrate e uscite facendosi due calcoli a fine mese. Misureranno la passione e le capacità, annuseranno ambienti nuovi, decideranno i confini che vale la pena oltrepassare.
…passo le notti nero e cristallo
a sceglier le carte che giocherei…
Non si pentiranno di niente, mai. Andranno avanti nella vita come avanzano piano nella nebbia di questa serata strana, una serata di passaggio. Piano e in qualche modo legati dall’incertezza e dal pragmatismo.
…a maledire certe domande
che forse era meglio non farsi mai…
che forse era meglio non farsi mai…
Legati dal disincanto, anche e di già – ma non ci avevano raccontato che il disincanto è roba da vecchi? Infingardo, il disincanto. Un po’ protegge come un sedile sfondato, che accoglie e avvolge. Poi però si fa fatica ad alzarsi da quel sedile, ci si abitua e ci si diventa tutt’uno. Diventa un calco per il culo, il disincanto.
…e voglio un pensiero superficiale
che renda la pelle splendida
a salvarmi vieni a salvarmi
salvami bacia il colpevole se dice la verità
mercy…
E allora non c’è che l’ironia tagliente e la musica e quel pudore che non fa parlare delle cose importanti e tutta la vita è quella che è successa dopo quel momento lì. Ma tanto se si è passata una serata di passaggio come questa che ho raccontato, che ancora un po’ la si ricorda ognuno a modo suo, forse non è necessario esplicitare.