Intervista a Stefano Burbi

Intervista a lunga incubazione, questa, che va su un filo come un equilibrista cercando il punto giusto tra coinvolgimento emotivo e stile narrativo. Ecco il Maestro Stefano Burbi, Compositore. Un altro mondo sconosciuto, che incute un po’ di soggezione. Ma all’inizio Camilla – è lei questa volta ad accostarsi con la sediolina – non ci aveva pensato. Proprio no. Trovato il baricentro, eccola qua.

Intanto alla domanda Parlaci di te, chi sei? il Maestro Burbi si presenta in due parole: “Sono Stefano Burbi, compositore e direttore d’orchestra. Scrivo musica da film, musica sacra, balletti, musica sinfonica, da camera… insomma, tutto… “. 
E già qui si intuisce che una caratteristica del Burbi è l’umiltà. Poi, a leggere sul suo suo sito la biografia, ci si fa piccoline piccoline di fronte al talento e alle esperienze internazionali: 

“Chiamato da importanti istituzioni culturali canadesi, il Maestro si trasferisce a Toronto ed in questa aperta città cosmopolita del Nordamerica, trova la sua consacrazione come compositore: dirige stabilmente la Toronto Academy Orchestra ed è direttore ospite di uno dei gruppi più prestigiosi del Nordamerica, la Canadian Chamber Academy, alla cui testa il Maestro tiene importanti concerti. I musicisti, a dimostrazione della loro stima e dell’apprezzamento della musica scritta dal compositore fiorentino, lo eleggono “composer in residence” nel 1993. Proprio alla testa di questa orchestra, il Maestro tiene, a Toronto, un memorabile concerto dedicato a Firenze ferita dall’attentato di via dei Georgofili, patrocinato dalla Regione Toscana e dal Consolato d’Italia a Toronto. Nel 1996 il Maestro viene insignito del prestigioso premio HOT DOCS (vinto in tempi recenti anche da Isabella Rossellini per un’altra categoria) come autore della migliore colonna sonora originale per il film di produzione italo-canadese Portrait of an Artist”(“Annigoni: Ritratto di un Artista”) al Festival Internazionale del Cinema di Toronto. Il Maestro vince importanti riconoscimenti per le sue colonne sonore anche a Chicago e a Roma. Nel 2006 fonda l’Orchestra della Nuova Camerata Italiana e dal 2007 è direttore stabile dell’Orchestra dei Filarmonici di Firenze, con cui tiene vari concerti con grande successo. Dal 2007 al 2011 è stato Presidente della sede fiorentina dell’Associazione Mozart Italia. E’ autore di oltre 800 brani, fra colonne sonore per film, balletti, musica sinfonica, da camera e sacra. La sua musica è eseguita in tutto il mondo con grande successo e la critica internazionale è concorde nel definirlo “uno dei più interessanti, intensi e prolifici autori contemporanei che riesce a colpire il cuore dell’ascoltatore senza artifici o modernismi, ma con una scrittura “classica, trasparente ed incisiva”. 

Ma persone che esprimono un tale calore calore e semplicità di rapporto sono ben rare. Ecco allora l’intervista al Maestro Stefano Burbi, una chiacchierata informale con Camilla che prende coraggio e fa domande ripensando alle crinoline dei costumi di scena nel dietro le quinte di uno spettacolo fiorentino, dove propose al Maestro di partecipare a measachair…  prima di aver sbirciato la sua biografia, per slancio, conquistata da Stefano e dalla sua generosità, che dopo l’avrebbe bloccata la timidezza. Beata l’incoscienza delle sedie! 

Stefano, con il tuo lavoro le sedie c’entrano in qualche modo? 

La mia sedia serve solo per appoggiarmi mentre scrivo la mia musica.

Perché io mi chiedo la differenza tra il sedersi sullo sgabello, al piano, a comporre, e il dirigere l’orchestra, in piedi… scusa la banalità della mia curiosità… ma che si prova? 

Beh, ti rispondo volentieri così: per me niente è banale, perché la verità sta proprio nella semplicità. Il bello è che lo sgabello su cui mi siedo quando suono il pianoforte o compongo è un normalissimo e semplice sgabello costruito, come tutti gli sgabelli, per facilitare le mani a scorrere sulla tastiera. Insomma, in altre parole, la sedia di un artista non è un trono ma giusto solo una sedia. Al giorno d’oggi i genitori, a mio avviso poco saggi, credono che basti dare ad un bambino un nome “straordinario” per farne un uomo “straordinario” (nel senso etimologico della parola, vale a dire, fuori dal comune). E, allo stesso modo, non serve uno sgabello speciale per essere un musicista speciale. In realtà non è così: viva la normalità, che porta la vera straordinarietà. Viva le sedie che svolgono il loro compito con puntualità e fanno stare comodi i loro utilizzatori. E quando dirigo l’orchestra sono in piedi non per dominare, ma per farmi vedere e servire meglio i miei musicisti e ai miei musicisti. Perché tutto è servizio verso gli altri. La sedia è un archetipo del servizio: sparisce e diventa la persona che la utlizza. Ed ecco che il trono diventa il re, la poltrona il potere politico…

Che tipo di sedia è quella dove ti siedi per creare?

La mia sedia è in realtà una poltroncina “classica”, stile Settecento. In effetti non è casuale questa scelta, perché amo quel periodo storico.

E in casa che sedie hai?

In casa ho tutte sedie classiche, perché creano l’atmosfera giusta per me. Amo la tradizione, per questo amo le sedie classiche, con belle linee ed armoniose curve: accoglienti, ma severe al tempo stesso.

Ragioniamo per metafore. Se tu fossi una sedia, come ti immagineresti?

Probabilmente un divanetto settecentesco. Vorrei dire (posso?) un divanetto elegante…

E nelle relazioni? sei sedia o seduto?

La mia adorata moglie ed io ci sediamo l’una sull’altra, in senso metaforico, nel senso che ci appoggiamo e ci sosteniamo a vicenda. Ma certamente nessuno schiaccia l’altro…

Nella tua vita hai mai incontrato persone che sono state per te una sedia?

Direi di no…

Ci regali una sedia della tua vita?

Un sedia della mia vita?…Ho ancora la poltroncina su cui ho studiato da bambino… ci sono affezionato, è quella di quando ero piccolo… non la regalerei mai… ci tengo troppo ai ricordi… E’ nella casa di mia madre e mi ricorda la mia bella infanzia… 

Già, è proprio così il Maestro Burbi. Un uomo d’altri tempi, con l’eleganza della spontaneità e sì, proprio da immaginare su un divanetto settecentesco e seduta con lui tutta la famigliola di belle donne che ha vicino! Risponde coinciso, senza fronzoli. Viene voglia di approfondire.

Dal suo canale youtube non si sa proprio quale video scegliere…  Questo per queste bellissime donne? Questo per Annigoni? Tra foto bellissime e suggestioni che spaziano seguendo il filo di molte ispirazioni Camilla ha scelto quello in cui ci sono delle foto del Maestro intense e seriose ma anche molte dove trapelano passione, gioia e sorriso contagioso. E quante sedie!

  

Adagietto per violoncello ed orchestra in omaggio ai Filarmonici di Firenze, 
orchestra fondata e diretta dal Maestro Burbi. 
Firenze, 2008.

Infine, nel dubbio che di Stefano Burbi si possa avere un’immagine troppo seriosa, non possiamo proprio resistere. Il Canto per la Fiorentina lo dobbiamo proprio pubblicare…

Pubblicità

Un pensiero su “Intervista a Stefano Burbi

I commenti sono chiusi.