“Fai con calma”, lo dico a tutte le persone a cui spedisco le domande per la stramba intervista sulle sedie. Perché in quanto sedie non possiamo permetterci di essere isteriche e stressate: chi si ferma con noi si deve rilassare, rasserenare. Questo è quello che facciamo credere – omettendo quando noi sedioline siamo tirate a calci per aria oppure proprio a terra – e pare che funzioni.
Nel caso di questo post, che nasce dopo diversi mesi dal primo incontro con Lei:
Dicevo. Nel caso di questo incontro, avere pazienza e darsi il tempo è stato decisivo.
Ho trovato per caso questa misteriosa sedia narrante in una libreria di Cesenatico e ho subito chiesto chi l’avesse creata. Intanto la spogliavo di tutti i suoi morbidi elementi per vederne la struttura e comprenderne l’intento.
E’ seguito uno scambio di mail e una bella telefonata con l’autrice, Melissa Cappelli, e si è andate un po’ al di là del solito schema domanda/risposta.
Ho scoperto una trentacinquenne complessa, di indole riservata, con esperienze artistiche significative alle spalle e un percorso tutto nuovo davanti. Ora lavora prevalentemente nell’agriturismo di famiglia, un luogo di cui parla con amore e dove organizza, oltre agli incontri didattici per le scuole, anche iniziative di carattere culturale, concorsi, esposizioni. Si adopera, Melissa, per creare un ambiente favorevole all’arte e allo scambio, soprattutto per i giovani artisti. Quello che poteva restare delusione e chiusura si è trasformato in incoraggiamento e potenzialità.
Intanto la sua ricerca artistica sulle sedie prosegue, libera da ogni vincolo. Racconteremo Melissa e mostreremo il suo percorso in altri due post, risultato di chiacchiere sui tempi della terra e delle sedie, nella ricerca di una possibile e spontanea sintonia con noi di measachair. Siamo sedie timide, ma ci siamo proprio trovate.