Intervista agli Officina della Camomilla

Noi seggioline di measachair puntiamo a volte sull’effetto sorpresa. Ci sediamo in mondi sconosciuti e giochiamo sullo straniamento che le nostre domande provocano. A volte ci dice bene.
E’ così che un giorno siamo incappate in questa intervista agli Officina della Camomilla su Milanoize e ci è venuta l’idea di intervistarli pure noi. E gli sventurati hanno risposto.
Perché sono folli e poetici, basta ascoltarli e se arrivate fino in fondo all’intervista vi proporremo anche da cosa partire.
Si definiscono così, spazzando le etichette  indie, lo-fi, musicadacameretta che vogliono appiccicare loro: “L’officina della camomilla è punk. Ormai non si parla più di sonorità, si parla di attitudine.”
Ed ecco il suono a bassa definizione, grezzo, ora di moda e riprodotto in studio da diversi gruppi ma nel caso dell’Officina – dicono – frutto solo della mancanza di mezzi.
Poi vai a sapere chi abbiamo intervistato veramente via facebook, se il tastierista (“sono l’unico che suona da seduto”) o il potente manager di una major che guida l’ascesa dei nuovi gruppi, pilotandone la comunicazione socialweb.

Li abbiamo avvicinati così:

“Parliamo di sedie, facciamo cose con le sedie, alteriamo sedie, raccontiamo sedie, intervistiamo la gente sulle sedie. Intervista a schema fisso. Valgono anche le risposte surreali. Valgono doppio. Non otterrete visibilità, non siamo in target, questa cosa non vi servirebbe a niente. Ma così, ci è venuto da chiedervelo. Ci è venuto soprattutto dopo aver letto dell’atteggiamento punk e dell’attitudine nell’intervista a Milanoize. Il progetto measachair è un po’ in quello spirito, in fondo”.

Ed ecco l’intervista a Claudio Tarantino (o ad un anonimo e perfido manager-ombra), gentile e disposto a giocare:

1) Siediti e dicci: Chi sei, che cosa fai?
Siamo in tre. Uno studia discografia, io studio lingue e l’altro non studia….

2) Nel tuo campo professionale le sedie, che c’entrano? Hanno una sfumatura speciale, un significato?
No solitamente studiamo sdraiati anche hahah!

3) Su che sedia lavori? è scelta o casuale? influisce su quello che fai?
Lavoro su una mega poltrona in pelle devastata dagli anni

4) In casa, che sedie hai? E perchè?
In casa tutti seduti per terra…le sedie in tempi di grisi costano

5) Tornando a te. Per immagine, se tu fossi una seduta, saresti una sedia, una poltrona, uno sgabello, un divano o una sdraio?
Sarei una sdraio con portabibite annesso.

6) Ti vedi più la sedia su cui gli altri possono sedere o alla ricerca della sedia su cui sederti?
La seconda sicuramente.

7) Nella tua vita hai mai incontrato persone che son state per te una sedia?
No…sono sempre stato una sedia per gli altri! (anche se in molti mi hanno dato solo il culo e le spalle).

8) Ci regali una sedia della tua vita? C’è qualche sedia citata nelle vostre canzoni?


C’e un verso della canzone Un fiore per coltello che dice “tirami via da sotto il tavolo” ma di sedie non se ne parla…pero’ se volete nella prossima ce le mettiamo, non c’e problema.
E noi spudorate abbiamo richiesto una canzone su una sedia alla discarica. 
Gentile Claudio, non ha nemmeno dato a vedere che siamo anziane eccentriche. 
Qualche ora dopo, la più milanese tra noi due, seduta sul tram auricolari nell’orecchio, ha avuto un’illuminazione. C’è una sedia nel repertorio dell’Officina, una sedia-personaggio come la intendiamo noi nelle nostre storie di sedie. E’ la protagonista de La Canzone di Piera: potrebbe essere una rapida sedia con rotelline che la fanno muovere qua e là e poi – molto poi – una sedia che riposa per l’eternità.

Dove ascoltare tanta surrealtà autoprodotta in cameretta? Qui, qui, in giro nella rete e per l’Italia.
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